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L'ultimo mugnaio svela i segreti del mulino maestro
I mulini - Dalla seconda metà del Diciottesimo secolo e sino alla metà del secolo scorso, i mulini di Camnago Volta erano cinque: mulino Longatti a Campora, mulino Trombetta nella zona sottostante l'attuale Cimitero Nuovo, mulino Malacrida presso il Navedano ove tuttora esiste l'omonimo ristorante, mulino Arcellaschi in località Ravanera ove oggi sorge una villa residenziale e mulino Beretta sotto la cascina Paradiso a pochi passi dalla località ove sorgeva una fornace di laterizi. I numerosi mulini che costeggiavano il torrente Cosia e la roggia che da esso si staccava venivano utilizzati per macinare il grano ed utilizzavano a tale scopo la forza idraulica che provvedeva a far girare la grande ruota che serviva ad azionare le macine. L'unico mulino della valle che rimase attivo per quasi tutto il Ventesimo secolo era posto in via Navedano. Di proprietà della famiglia Beretta, già censito nel 1720 ha cessato la sua attività nel 1983, ma è tuttora completo delle sue attrezzature (tramoggie, macine, ingranaggi, buratti). All'esterno dispone ancora della deviazione della roggia Molinara dal torrente Cosia, che serve per azionare la ruota, ruota in legno di larice che in alcuni punti porta i segni di usura dovuti all'età. Questo è l'ultimo mulino esistente a Como ed è locato a poche decine di metri dall'ex fornace di mattoni. La fornace - Camnago Volta deve parte della sua storia alle sponde del torrente Cosia (è ignoto il reale significato del suo nome, il più accreditato fra i molti è "Acquosa" riferito alla valle in cui scorre, ipotesi accettata anche dallo storico Giovanni Battista Giovio). Le sue rive furono da sempre popolate da tintorie e tessiture. La più antica tessitura e tintoria era situata nel convento degli Umiliati posto all'inizio dell'attuale via Pannilani, strada che corre lungo il torrente Cosia e così denominata con chiaro riferimento al lavaggio dei panni di lana nel torrente, lavaggio che avveniva dopo la tintura. Un'alta attività di Camnago legata al torrente Cosia, in aggiunta a quella moIitoria e a quella della tessitura, era la fornace di mattoni. Edificata all'inizio del Novecento e ammodernata sotto la direzione di Piero Ponci era una vera "macchina architettonica" costruita in mattoni per produrre mattoni attraverso un ciclo produttivo tradizionale: terra, acqua, legno, fuoco, laterizio. La fornace demolita il 13 novembre 1995, poi in parte recuperata, senza però l'originaria alta ciminiera in mattoni era un monumento di vera archeologia industriale. Il suo forno circolare Hoffman per la cottura di laterizi, era l'unico impianto superstite del genere nel nostro territorio Testi FRANCA RONCHETTI
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